A partire dagli anni novanta è stata dedicata sempre maggior attenzione al territorio come fattore imprescindibile per la comprensione delle dinamiche di sviluppo, dando protagonismo a termini quali «competitività dei luoghi», «marketing territoriale» e «benchmarking regionale». Sebbene, a prima vista, l’esito delle dinamiche economiche contemporanee sia un’organizzazione dell’economia sempre più deterritorializzata, cioè «aperta» a una pluralità di soluzioni localizzative, tecnologiche e organizzative, in realtà la costruzione e il rafforzamento di sinergie, interdipendenze, relazioni socio-culturali e di «fiducia» si sono affermate come la condizione fondamentale del vantaggio competitivo. Queste si contestualizzano sempre più a livello di sistemi sub-nazionali (regionali, urbani), ovvero sistemi di apprendimento tecnologico che giacciono su culture e attori economici locali. Si tratta dell’affermazione di nuove forme di esternalità di rete che, dipendendo da fattori organizzativi e localizzativi specifici, non si distribuiscono in un mondo a-frizionale, ma discendono, al contrario, dal «radicamento» territoriale di attori e istituzioni. In questa prospettiva, il benchmarking territoriale, vale a dire una analisi comparativa delle competitività e dell’attrazione che un territorio esercita nei confronti dei flussi produttivi e finanziari, diviene uno strumento decisivo per orientare le politiche territoriali e per favorire l’integrazione di un sistema economico locale nelle più ampie reti di innovazione e produzione che definiscono il tessuto urbano europeo.