
La pedagogia del capitale perverte un evento che tante donne hanno salutato con gioia, l’occasione cioè di tenere aperta la relazione tra vita e sapere.La fine dell’università ottocentesca, processo di lungo periodo iniziato negli anni Sessanta, ha visto l’entrata in forze di molte donne e un cambiamento radicale nella concezione e nell’ordinamento dei saperi. L’università, non più cittadella arroccata nei suoi privilegi, ha cominciato a essere abitata da nuove energie e passioni, che non lasciavano fuori da quel luogo le loro storie, le loro provenienze. Eppure, il crollo delle mura che ne facevano un luogo separato e privilegiato nelle politiche dello Stato ha mutato di segno: non apertura alla vita comune ed elaborazione sapiente dei suoi mutamenti e urgenze, ma colonizzazione da parte del mercato. Secondo una traiettoria analoga ai tanti ambiti toccati dalla crisi della misura, meno Stato ha significato non un di più di vita associata, bensì un di più di mercato. Qui troviamo anche la stella di orientamento per il prossimo avvenire di una politica dell’università fertile: non spazi organizzati secondo misure diverse e che rischiano di restare staticamente contrapposti, bensì lo spazio grande che mette in rapporto l’università e la società, docenti e studenti e le tante donne e uomini che si muovono, agiscono, generano ricchezza e un altro ordine delle relazioni, altrove, nei tanti luoghi e momenti della vita comune. Ci ha spinte un’intuizione, una visione: l’attuale crisi delle università occidentali, strette tra sofferenza finanziaria e conflitti simbolici sul senso della loro missione può rappresentare la fine dell’università come istituzione dell’Uno, durata un millennio al servizio dei vari poteri di turno ma sempre maschili, e l’inizio di una nuova universitas. Una universitas intesa non come realtà istituita ma come realtà istituente, dinamica e aperta, come vita universitaria che si fonda sul potere di unire. Una universitas che per le autrici di questo libro si simbolizza nel nostro presente come università fertile.
pp. 160
ISBN cartaceo 9788878851214
dimensioni 16,5x24 Immaginarsi l’università sotto il segno della fertilità è un gesto felice, è una parola-immagine che coglie un rinnovamento in corso, in tanti paesi diversi, non solo europei
Anna Maria Piussi è docente ordinaria di pedagogia generale presso la facoltà di scienze della formazione dell’univerità di Verona. Nel 1984 ha collaborato alla creazione all’università di Verona di Diotima, comunità filosofica femminile, che in questi anni ha promosso numerose iniziative scientifiche e didattiche e ha prodotto diverse pubblicazioni. Nel 1988 Anna Maria Piussi ha costituito, e ora coordina, sempre presso l’università di Verona, il Gruppo di pedagogia della differenza sessuale, con lo scopo di elaborare un pensiero femminile sull’educazione. Ha curato insieme a Letizia Bianchi presso lo stesso editore Sapere di sapere, uno dei Quaderni della Prima ghinea, di cui è anche coordinatrice.
Prefazione. Generare, rigenerare Federica Giardini Introduzione Anna Maria Piussi e Remei Arnaus i Morral Che cosa (ci) accade all’università? Anna Maria Piussi Il Centro di Ricerca Duoda è l’università? María-Milagros Rivera Garretas Il gioco delle dame e degli scacchi Chiara Zamboni All’università: qualità sociale e vita associata Antonia De Vita Dalla critica alla creatività: indizi di un’università nuova Assumpta Bassas Vila e Laura Mercader Amigó Amministrare a partire dalla libertà Núria Jornet i Benito e M. Elisa Varela Rodríguez La vita è una. Fare ricerca, una pratica politica Asunción López Carretero e Marta Caramés i Boada Sulle difficoltà e le possibilità dell’accompagnare la realtà che cambia Nieves Blanco Doppio sì, doppio sapere: maternità e università Frida María Álvarez Galván Il senso politico della creazione femminile Remei Arnaus i Morral