Finalmente, anche in Italia, i segni di un’attenzione nuova per l’educazione nell’arco della vita si stanno rendendo evidenti. Iniziative sempre più numerose affermano il ruolo decisivo della formazione. Sono ormai lontani i tempi in cui all’educazione degli adulti si riservava soltanto una funzione marginale e assistenziale.
L’approccio dei «bilanci-portfolio delle competenze», di cui questo libro parla con grande ricchezza di esempi e di suggerimenti procedurali, privilegia sempre la globalità della persona. Esso si allontana così da quelle pratiche volte specialmente alla selezione e alla determinazione di abilità, rinunciando al rispetto della storia di chi si riavvicina alla formazione per trovare un nuovo lavoro.
Giustamente l’équipe EFFE ci ricorda che lo scopo di una proposta formativa non può essere una operazione di «sportello», uno smistamento di donne una volta che si siano accertate le loro competenze pregresse.
Il metodo EFFE si inserisce in una ormai consolidata tradizione che considera la storia di vita, già di per sé, un processo formativo da rianalizzare in sedute di gruppo; per reinventare traiettorie esistenziali, per ingrandire problemi ritenuti marginali che però bloccano possibilità e carriere. Per identificare qualità ancora non rivelatesi. È un libro che si segnala sia per l’attualità delle proposte, sia per le suggestioni operative e la concretezza dei modelli.
Con una indagine appassionante, che permette di capire ciò che dà un senso alle scelte tecniche, le autrici s’interrogano sul modo in cui si è costruito il metodo, e rievocano i momenti chiave di un itinerario seguito da più animatrici, la storia di un adattamento permanente che rende conto, passo dopo passo, della complessità e degli intrecci delle domande che articolano il bilancio.

L’équipe di EFFE ci parla di sé in termini personali: per farci capire come una competenza collettiva si sia cementata in esperienze individuali.
(rielaborazione dalla presentazione di Duccio Demetrio e dalla prefazione di Sandra Bellier-Michel)